1 - 16 Lug

Orta Festival XXIII edizione: dall'1 al 16 luglio appuntamenti musicali estivi sulle rive del Lago d'Orta

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Giunto alla sua XXIII edizione, Orta Festival è divenuto un appuntamento ricorrente e apprezzato, entrato ormai a far parte della tradizione del panorama musicale estivo italiano, un punto di riferimento per gli appassionati (residenti e turisti) e nel contempo un solido avvenimento che scandisce il calendario delle manifestazioni che prendono vita sulle rive del Cusio.

Il concerto d’apertura di Orta Festival non vuole essere un evento mondano. La protagonista è la Musica e solo la Musica. Ed è con la musica di Wolfgang Amadeus Mozart, primattore della classicità viennese, uno dei maggiori geni di ogni tempo, che prende le mosse sabato 1 luglio questa XXIII edizione del Festival.
Dopo l’ascolto, come lo stesso Mozart scrive, di «un breve Adagio a 2 violini, viola e basso per una Fuga a 2 pianoforti che ho scritto già da molto tempo» che trascrisse per orchestra d’archi (K 546), sarà il momento dell’opera più universalmente nota di quest’autore e che Orta Festival non ha mai proposto: la Serenata per archi K 525 «Eine kleine Nachtmusik», in cui semplicità del materiale tematico e raffinatezza della scrittura strumentale si fondono in quell’equilibrio che costituisce l’essenza più profonda dell’arte mozartiana. La serata si chiuderà con l’esecuzione di un’altra celebre Serenata, quella op. 48 di Čajkovskij, brano che riflette la sconfinata venerazione dell’autore per lo stile del tardo XVIII secolo e in particolare per Mozart.
Gli archi dell’Orta Festival Orchestra diretti da Amedeo Monetti saranno ancora una volta i protagonisti di una splendida serata, occasione per ascoltare degli evergreen.

La scelta del programma con autori di epoche e stili molto diversi tra loro, per questo secondo appuntamento di domenica 2 luglio, sempre nella splendida cornice dell’Isola di San Giulio, troviamo si armonizzi con questo luogo in cui convivono, senza una stonatura, sette secoli d’arte.
Gli artisti chiamati in causa a far vivere la musica sono di primo piano: il ritorno di Enrico Bronzi, musicista a 360 gradi, violoncellista tra i più importanti della sua generazione, e del suo storico collega nel Trio di Parma, il violinista Ivan Rabaglia, le viole virtuose di Francesco Fiore e Giuseppe Russo Rossi, il prezioso contributo del violoncello di Matteo Pigato, la presenza di una giovanissima violinista, Misia Iannoni Sebastianini, già a capo del brillante Quartetto Werther.
Sentiremo risuonare le note di György Ligeti (a 100 anni dalla nascita), con la trascendentale Sonata per viola sola nella trascrizione per violoncello solo dello stesso Bronzi, accostata alla Sonata per violoncello solo, per passare alla luminosa forza espressiva del Triosatz D 471 di Franz Schubert (con Rabaglia, Fiore e Pigato) e per ritrovare infine tutti gli artisti nell’esecuzione del magnifico Sestetto per archi «Souvenir de Florence» di Čajkovskij, un omaggio all’Italia percepita da occhi stranieri.

È un gradito ritorno ad Orta Festival quello di Dimitri Ashkenazy, invitato come solista da prestigiose orchestre in tutto il mondo e in ambito cameristico partner di artisti quali Antonio Meneses, Barbara Bonney, Jeremy Menuhin e naturalmente suo fratello Vovka e suo padre Vladimir Ashkenazy.
Venerdì 7 luglio ha riunito attorno a se colleghi di pari statura: la pianista Raffaella Damaschi, già al suo fianco in diverse occasioni, e il fagottista Michele Fattori che, già membro della Karajan-Akademie a Berlino, ha suonato con l’Orchestra Mozart e Claudio Abbado e collabora in qualità di primo fagotto con la London Symphony Orchestra e la Mahler Chamber Orchestra.
Ci faranno scoprire inedite corrispondenze in un articolato programma che accosta i 4 Pezzi op. 5 per clarinetto e pianoforte di Alban Berg, sommo esempio di linguaggio espressionistico, alle due Sonate, quella per clarinetto e pianoforte op. 167 e quella per fagotto e pianoforte op. 168, dell’ottuagenario Saint-Saëns.
I nostri tre artisti si congederanno con l’esecuzione del Trio pathétique di Glinka. Composto in Italia, fu eseguito per la prima volta nel 1883 con il compositore al pianoforte e due strumentisti dell’Orchestra del Teatro alla Scala.

È un onore per Orta Festival ospitare Filippo Gorini, giovane interprete vincitore a soli 27 anni del Premio Abbiati, prestigioso riconoscimento della critica italiana, quale miglior solista dell’anno 2022. Già vincitore del Borletti Buitoni Trust Award nel 2020, nel 2023 gli è stato assegnato il Premio Franco Buitoni che lo porterà a trascorrere residenze artistiche in sette metropoli mondiali. Tra i recenti impegni, il debutto con l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia, recital alla Konzerthaus di Vienna, al Concertgebouw di Amsterdam, alla Wigmore Hall di Londra e al Festival di Marlboro negli Stati Uniti su invito di Mitsuko Uchida.
Filippo Gorini si misura Sabato 8 luglio con un programma che include tre autori della grande tradizione classico-romantica nella loro piena maturità. La serata si apre con la terzultima delle Sonate di Ludwig van Beethoven, l’op. 109, capolavoro della maturità in cui si percepisce tutta la ricerca di un nuovo ordine formale all’interno di un’assoluta libertà espressiva. Sarà poi il momento dell’op. 76 di Johannes Brahms, prima importante raccolta di Klavierstücke (4 Capricci e 4 Intermezzi), del suo ultimo periodo creativo, caratterizzati da una scrittura intimistica. A completare un programma molto ambizioso, in grado di mettere in luce la maturità di un interprete, il nostro artista ha scelto la Sonata n. 20 D 959, una sorta di straziante testamento spirituale dell’ultimo Schubert.

Il giovane pianista francese Théo Fouchenneret ha vinto il primo premio al Concorso Internazionale di Ginevra nel 2018. La sensibilità e la poesia del suo tocco, ma anche la maturità delle sue interpretazioni, lo hanno fatto notare unanimemente fra i pianisti della sua generazione. Applaudito in patria e all’estero (Salle Cortot, Salle Gaveau a Parigi, Gewandhaus di Lipsia, Gasteig di Monaco, Sala Verdi a Milano), venerdì 14 luglio ci offre un concerto che mette a confronto due mondi espressivi completamente differenti.
Con la complicità di un quartetto d’archi di artisti beniamini del nostro Festival ascolteremo il raro Quintetto op. 89 (1903-1906) di Gabriel Fauré, costato un intenso periodo di lavoro, circa 3 anni, il cui risultato finale è assai curioso: tre movimenti invece dei consueti quattro, ma soprattutto un clima sonoro e agogico che avvolge l’opera in una sorta di rêverie interiorizzata e dunque all’apparenza priva di contrasti, la cui aura sonora si connota per trasparenza e spiritualità.
Sarà poi la volta del Quintetto op. 34 di Brahms, una delle sue opere più celebri, nella quale il getto d’ispirazione è torrenziale, in cui idee musicali, intrecci contrappuntistici di un’intensità crescente, pongono il marchio della genialità su una delle pagine più affascinanti di tutto l’Ottocento musicale.

È il caso di dire che è stata per Woody Allen al clarinetto una grande fortuna aver avuto la possibilità di suonare con Rossano Sportiello nei suoi incontri jazz al Café Carlyle di New York, dove il grande cineasta si esibisce per divertimento quasi tutti i lunedì dell’anno.
Rossano Sportiello (che risiede a New York da 13 anni) si è formato in Italia ed è considerato dalla critica internazionale uno dei Top Stride Piano Player contemporanei a livello mondiale. Il leggendario pianista Barry Harris, mentore e amico di Rossano, infatti lo definisce «il miglior pianista Stride mai sentito». Un concerto di Sportiello è «un’esperienza unica, un salto nel tempo della storia del jazz, un viaggio sonoro da ascoltare in silenzio quasi religioso e con il sorriso, poiché la sua musica è eleganza, fluidità, nitidezza, swing: una sorta di Fats Waller del XXI secolo».
Il suo stile pianistico è l’eredità vivente di un felice caleidoscopio di trent’anni di storia del jazz, dagli anni ’30 ai primi anni ’60, passando attraverso Teddy Wilson, Art Tatum, Hank Jones, Tommy Flanagan, Count Basie. A New York si esibisce regolarmente al Lincoln Center, Blue Note, Birdland, Carnegie Hall e suona come guest per numerosi festival jazz (da San Diego a Rochester) al fianco di musicisti quali Dan Barrett, Barry Harris, Scott Hamilton. Nel 2005 ha ricevuto il prestigioso «Prix du Jazz Classique de l’Académie du Jazz de France» e nel 2009 al Festival Jazz di Ascona (Svizzera) ha ricevuto l’Ascona Jazz Award.
Lo ascolteremo sabato 15 luglio in un concerto di musiche da George Gershwin a Duke Ellington.

La chiusura domenica 16 luglio di questa XXIII edizione di Orta Festival è affidata alla violinista svizzera Esther Hoppe, acclamata dalla stampa per il suo bel suono, la sua eccezionale padronanza stilistica e le sue interpretazioni virtuosistiche eppur sensibili, in cui la sua strabiliante tecnica è al servizio del più puro far musica.
Con il suo violino del 1722, il «De Ahna» di Antonio Stradivari, ci farà ascoltare tre lavori (due Partite e una Sonata) dal mirabile opus per violino solo di Johann Sebastian Bach, il cui autografo risale al 1720. L’arte di eseguire le Sonate e Partite di Bach, non si basa solo su qualità violinistiche riconducibili a un’intonazione e una tecnica perfette. Bach ha infatti tentato in questo magistrale opus una sorta di «violinistica quadratura del cerchio», riuscendo a creare una polifonia lineare su di uno strumento per sua natura monodico.
Questo magnifico programma, affidato alla perizia della nostra artista, risuonerà nel luogo che forse più si addice alla musica di Bach, ancora una volta la Basilica dell’Isola di San Giulio.

I concerti avranno inizio alle ore 21.00 ad eccezione di quelli di sabato 1 luglio, domenica 2 luglio e domenica 16 luglio presso la Basilica dell’Isola di San Giulio, che inizieranno alle ore 20.30.

Biglietti:
Euro 15,00 intero
Euro 10,00 ridotto (under 25)

Info:
www.ortafestival.it
tel. 340.1583872
mail:

ortafestival@fastwebnet.it'); // --> //-->

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Luogo dell'evento
Orta San Giulio
Telefono
+39 340 158 3872